“Il vecchio al mare”, edito Einaudi, è l’ ultima fatica di Domenico Starnone. Si tratta di un lungo racconto che, fin dal titolo, evoca uno dei capolavori della scrittura novecentesca, “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Starnone però sembra rovesciare i parametri di giudizio e quel sapore mitico e mistico, che caratterizzano l’opera di Hemingway, per affrontare una narrazione ironica, e autoironica, del vecchio che, di fronte al mare si siede e osserva. Hemingway presenta al proprio lettore un vecchio pescatore il cui sforzo di portare a riva il grande pesce conferisce al protagonista un’ aura epica; non c’è, invece, nulla di epico nell’ esistenza del vecchio di Starnone, scrittore e poeta, che rincorre, per certi versi goffamente, un’ ispirazione che gli sfugge anche quando gli si presenta di fronte: la sua età non gli permette di acciuffarla e lui resta con un pugno di sabbia tra le mani. L’impressione che si coglie dalla lettura di quest’ opera è un rovesciamento di quel rispetto che meriterebbero gli anziani, rovesciamento che ricorda, per certi aspetti, le figure dei vecchi che popolano i racconti di un altro grande del’900, Italo Svevo. Detto ciò, però, anche il protagonista di “Il vecchio al mare”, alla lunga, dimostra di essere un eroe, dall’ esistenza normale, ma, in realtà, straordinaria, come, in fondo, lo sono tutte le esistenze. Osserva aspetti del mondo che lo riportano alla propria infanzia e giovinezza; tenta di restituire vita alla propria madre, bellissima agli occhi del bambino che fu il protagonista, ma strappata ai suoi affetti troppo giovane; si fa spettatore, su un divano di un negozio d’abbigliamento o sulla seggiolina in spiaggia, di vicende che raccontano il mondo in cui il vecchio si trova, quasi casualmente: in realtà , ogni comportamento di questo anziano protagonista altro non è che la risposta ad un destino che si rivela al lettore solo nelle ultime righe, quando tutto assume un significato inaspettato e quasi “epico” agli occhi del lettore. La rivelazione finale comporta il capovolgimento del giudizio che ci si era fatti fino a quel punto della lettura e pone il protagonista sotto una luce diversa cosicché, seppure questo lungo racconto potrebbe sembrare, a prima vista, una storia semplice, narrazione della normalità di fatti quotidiani che avvengono in una normale località balneare, a fine stagione estiva, in realtà i piccoli fatti quotidiani , di cui l’ autore dissemina la narrazione, obbligano il lettore, volente o nolente, a ragionare sul significato della vita e delle vite, proprio a partire dall’ idea della banalità della stessa, insignificante, ma significativa per ognuno dei suoi interpreti.
Marina Berti
Domenico Starnone ha insegnato a lungo nella scuola media superiore e si è occupato di didattica dell’italiano e della storia (Fonti orali e didattica, 1983). L’esperienza dell’insegnamento lo ha portato a scrivere Ex cattedra e altre storie di scuola, pubblicato originariamente alla fine degli anni ottanta, e Solo se interrogato. Appunti sulla maleducazione di un insegnante volenteroso. Per “I Classici Feltrinelli” ha introdotto, tra gli altri, Cuore di De Amicis (1993), Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo (1994) e Lord Jim di Conrad (2002). È stato redattore delle pagine culturali del “Manifesto”. Dai suoi libri sono stati tratti i film La Scuola di Daniele Luchetti, Auguri, Professore di Riccardo Milani e Denti di Gabriele Salvatores. Nel 2001 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Via Gemito (Premio Speciale Il Molinello 2001; Premio Napoli 2001; Premio Zerilli-Marimò 2001; Premio Nazionale Corrado Alvaro 2001; Premio Selezione Campiello 2001). Tra gli altri suoi successi ricordiamo Lacci (Einaudi 2014, The Bridge Book Award), Scherzetto (Einaudi 2016, Premio Isola d’Elba), Confidenza (Einaudi 2019) e Vita mortale e immortale della bambina di Milano (Einaudi, 2021).
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