Con l’istituzione del Giorno del Ricordo (legge 30 marzo 2004 n. 92) nel 2004 fu apposta alla caserma Ugo Botti di Ruffino un targa che reca – fra lo stemma della Marina Militare e quello di Fincantieri – lo scudo crociato dell’Associazione Libero Comune di Pola in esilio e vuol ricordare l’accoglienza di Pola, l’8 settembre del 1943, ai marinai d’Italia.
A quella del 2004 ora si affianca la lapide scoperta lo scorso 8 aprile 2025 alla presenza istituzionale, impressa anche sul marmo, del Comune della Spezia, sindaco Pierluigi Peracchini, della Marina Militare e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia ANVGD – La Spezia (presidente ing. Andrea Manco assieme a numerosi aderenti).
Il sentimento degli Spezzini è rappresentato in questo nuovo marmo che rievoca la seduta straordinaria del Consiglio Comunale (9 febbraio 2024) proprio all’interno della caserma Botti di Ruffino nel ventennale dell’istituzione del Giorno del Ricordo. La targa recita: “nel ventennale dell’entrata in vigore della Legge 30 marzo 2004, n.92 “istituzione del Giorno del Ricordo”, il Consiglio Comunale della Spezia si è riunito in seduta straordinaria presso la caserma “Ugo Botti” per onorare il sacrificio e le vessazioni subite dalle popolazioni Giuliano – Dalmate che qui furono generosamente ospitate dalla Marina Militare nel periodo dal 1947 al 1963”.
La Caserma Ugo Botti di Ruffino è così divenuta un luogo simbolo della nostra città perché qui, tra il 1947 e il 1963, nell’intervallo fra il tragico dopoguerra della Nazione e i primi anni della sua rinascita economica, grazie alla Marina Militare trovarono rifugio e assistenza, ma soprattutto conforto, oltre 4.000 esuli giuliani, fiumani e dalmati sfuggiti al terrore della pulizia etnica e alla morte in foiba di terra oppure, in Dalmazia italiana e nelle sue isole, al crudele annegamento nelle cosiddette “foibe di mare”. Ricordiamo che i “condannati” venivano fatti allineare dai partigiani titini sull’orlo della voragini (moltissime in Istria e nel Carso) e legati fra loro, a due a due, con filo di ferro; poi coloro che venivano colpiti dalla scarica di mitragliatrice o di pistola, i primi della fila, trascinavano giù con loro, nei meandri della terra, gli altri compagni ai quali erano ugualmente legati: un modo rapido ed economico (consentiva di risparmiare munizioni) per dare la morte a tante persone insieme, i cui corpi erano poi difficili da trovare e recuperare.
Ritornando al sentimento sempre dimostrato dagli Spezzini, il pensiero corre veloce ai nostri concittadini, in piena sintonia con i loro amministratori, che quasi negli stessi giorni (20 febbraio 2024) facevano pazientemente la fila per rendere onore al Treno d’epoca del Ricordo (matricola n. 626 294 del 1937) che, restaurato e tirato a lucido, attraversava l’Italia “… da Trieste in giù”, come recita la canzone resa celebre da Raffaella Carrà. Dopo La Spezia quel Treno raggiungeva Firenze, Roma, Napoli e infine Taranto, ove si concludeva la rievocazione multimediale del vulnus inferto (1943-1956) ai nostri territori orientali.
Nel 1947 La Spezia fu, sempre da Trieste, la meta finale del cosiddetto “treno della Speranza”, poi tramutatosi prima ad Ancona e soprattutto alla stazione di Bologna – fra urla, sputi, sassi e latte per i bambini rovesciato a terra – nel “treno dei fascisti”, così ribattezzato da quei ferrovieri. I profughi delle nostre Terre orientali abbandonavano, con tutti gli averi trasportabili, il “paradiso in terra” della Jugoslavia comunista del maresciallo croato Josip Broz, meglio conosciuto come Tito. Quegli episodi di Bologna, proiettati a bordo in uno dei filmati, lo fanno ricordare come il “treno della Vergogna”
By Pier Paolo Meneghini
Pier Paolo Meneghini: Nato a Pietrasanta (LU) nel 1943 da famiglia pitellese poi trasferitasi alla Spezia. Ha frequentato il Liceo Classico diplomandosi al “Parentucelli” di Sarzana con encomio per il miglior tema in assoluto, titolo “Che cosa significa oggi Comunità europea”, alla Maturità 1963 dei licei di Sarzana e Carrara. Ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Ateneo di Genova con tesi in diritto penale “Delitto di calunnia e di autocalunnia” con il prof. Carlo Federico Grosso. Bancario presso la Cassa di Risparmio della Spezia. Studioso di Storia della Regia Marina, ha curato la pubblicazione postuma con Schena editore (Fasano di Brindisi, 1999) del saggio paterno 1940-’43 “In Mediterraneo potevamo mettere in ginocchio l’Inghilterra”. È in fase di pubblicazione un saggio sulla guerra sottomarina. Ha collaborato per molti anni con la Società dei Concerti della Spezia e con l’allora presidente prof. Ernesto Di Marino (Festival Paganiniano di Carro). Ha collaborato alla pubblicazioni “Ne gh’è doi sensa trèi – Proverbi ed espressioni proverbiali spezzini” del prof. Salvatore Amedeo Zagone, edita dall’associazione culturale Circolo La Sprugola.
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