Ven 25 Apr 2025

Libertà di parola o propaganda? Il caso della Biblioteca Beghi

Oggi pomeriggio, alle 17:30, presso la Biblioteca Beghi si è tenuta la presentazione del libro Le vere cause del conflitto russo-ucraino, edito da Visione TV. Il volume vuole offrire un’analisi  delle radici storiche e culturali che uniscono e dividono i due popoli, ora protagonisti di una guerra cruenta che divide l’opinione pubblica e che rischia di condurre a una escalation globale. Le riflessioni del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e degli studiosi delle scienze storiche e filosofiche russe Eduard Popov e Kirill Ševčenko e l’Ambasciatore György Varga sulle secolari relazioni russo-ucraine, sulla genesi e sulle prospettive dell’attuale conflitto, giustificano il conflitto come la rottura tra i due popoli in conseguenza delle aspirazioni egemoniche dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti e dalla NATO. Il libro invita a riflettere sulle incongruenze della propaganda e sull’assenza di una reazione significativa da parte delle democrazie europee. Dunque un tema che non poteva non suscitare reazioni forti. L’incontro, infatti, è stato preceduto da aspre polemiche, con numerose richieste di annullamento da parte di esponenti politici e istituzionali, che hanno contestato l’opportunità di ospitare in una struttura pubblica un evento ritenuto di matrice propagandistica.

Tra le forze politiche più attive nel chiedere il divieto dell’evento, spiccano Azione e Italia Viva, che hanno sollecitato il sindaco Pierluigi Peracchini a negare l’utilizzo della sala. Tuttavia, il primo cittadino ha scelto di non intervenire, appellandosi sia ai regolamenti vigenti, che non consentono divieti di questo tipo, sia a una questione di principio legata alla libertà di espressione e al confronto delle idee.

Nonostante la controversia, l’incontro si è svolto regolarmente e ha registrato un’ampia partecipazione. Cospicua la presenza delle forze dell’ordine. La sala della Biblioteca Beghi, di capienza limitata, si è riempita rapidamente, lasciando molte persone all’esterno dove, coraggiosamente, sostavano dei rappresentanti della comunità ucraina della Spezia, tra cui l’avvocato Gabriele Dall’Ara che guida una delle associazioni ucraine più attive in Liguria e in città (leggi articolo qui), e alcuni cittadini che esibivano la bandiera dell’Unione Europea. Dall’interno della sala si udivano frequentemente applausi, segno che il pubblico presente apprezzava gli interventi dei vari relatori.

Al termine dell’incontro, le copie del libro in vendita sono andate esaurite, segno di un interesse concreto per il contenuto dell’opera. Ma il punto resta: questo evento ha rappresentato un esercizio legittimo della libertà di espressione o un’occasione per diffondere una narrazione parziale e politicamente orientata?

Il dibattito sulla legittimità di ospitare determinate voci in spazi pubblici rimane aperto e complesso. La libertà di parola è un principio fondamentale di ogni democrazia, ma è altrettanto vero che essa non può essere un alibi per veicolare contenuti ritenuti pericolosi o fuorvianti. Le critiche mosse da associazioni e forze politiche mettono in luce la responsabilità delle istituzioni nel valutare con attenzione chi e cosa riceve spazio nei luoghi della cultura pubblica.

Senza dubbio, la guerra in Ucraina con il suo tributo di morti di civili e di giovani militari russi e ucraini, le distruzioni, le sanzioni le difficoltà di intavolare un negoziato sono temi difficili da approfondire  e dibattere anche se è chiaro che c’è un aggressore di uno stato sovrano e che la guerra non è iniziata nel  febbraio del 2022 ma de facto nel 2014.  Tuttavia, la presentazione di un libro contenente dichiarazioni di Putin senza un contraddittorio diretto solleva interrogativi legittimi. Può un evento di questo tipo essere considerato un’occasione di riflessione o, piuttosto, un’operazione di legittimazione di una narrazione unilaterale? E fino a che punto la libertà di espressione deve estendersi quando il tema in discussione tocca questioni di guerra, diritti umani e propaganda?

Per come si sono svolti i  lavori della presentazione nulla avrebbe giustificato un suo divieto. Personalmente se fossi giunto in anticipo sarei entrato e avrei ascoltato attentamente ciò che i relatori volevano comunicare. Nulla mi avrebbe fatto ritenere che l’aggressione militare fosse legittima e i massacri di civili e militari necessari ma certamente non posso dimenticare  Papa Francesco  nei primi mesi della guerra in Ucraina, quando un cessate il fuoco era ancora possibile, riferìdi un suo colloquio con un capo di Stato avvenuto due mesi prima che iniziasse il conflitto. Era preoccupato per come si stesse muovendo la NATO, dicendogli che «stanno abbaiando alle porte della Russia» e che «non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro»

(Riproduzione Riservata)

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