In una “Premiopoli” come l’Italia, dove ogni angolo del paese è animato da premi, contest e concorsi di vario genere, che siano accademici, letterari, fotografici, pittorici o altro, non poteva mancare la notizia del giorno: l’Associazione Amici delle Cinque Terre, presieduta dall’ex senatore Luigi Grillo, conferirà il 1° settembre il Premio Giornalistico Cinque Terre al noto condirettore del quotidiano “Libero”, Pietro Senaldi.
Il contest, in cui Senaldi si è assicurato la vittoria in una rosa di quattro candidati (inclusa una donna), è stato deciso da una giuria composta da figure di spicco del giornalismo nazionale e locale: Agnese Pini, direttrice del “QN” e vincitrice del premio lo scorso anno; Paolo Ardito della redazione spezzina del Secolo XIX; Matteo Cantile, direttore di Primo Canale; e il prestigioso editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito. A capo della giuria troviamo Francesco Maria Del Vigo, vice direttore del Giornale e originario della Spezia, che ha sostituito Maurizio Belpietro, impegnato altrove.
Questo premio, giunto alla sua 14° edizione, non è stato scalfito né dal Covid né dai guai giudiziari di Luigi Grillo. Nell’albo d’oro figurano nomi illustri, tra cui l’inarrestabile Bruno Vespa, il controverso Oscar Giannino, il dissacrante Giuseppe Cruciani, conduttore de *La Zanzara*, Antonio Ricci di *Striscia la Notizia*, e persino Aldo Cazzullo del *Corriere della Sera*.
Premesso che l’Associazione Amici delle 5 Terre può designare chi preferisce, conferendogli un assegno e una preziosa cassa di Sciacchetrà, lascia perplessi che un premio giornalistico venga assegnato a un personaggio controverso come Pietro Senaldi. Innanzitutto, lo stesso Luigi Grillo ha dichiarato che Senaldi non è mai stato nelle 5 Terre, rendendo questa un’occasione ideale per visitarle. Ma non esistono forse giornalisti, anche locali, che quotidianamente raccontano e promuovono queste terre nel mondo?
Pietro Senaldi è certamente un giornalista molto noto, ma anche molto discusso. Più volte è stato al centro di controversie professionali che lo hanno portato davanti al Consiglio di Disciplina territoriale dell’Ordine dei Giornalisti, a causa di varie segnalazioni legate alle modalità di titolazione del suo quotidiano, come ad esempio il titolo: “Viva il gommista che ha ucciso uno dei criminali, merita una medaglia!” Un’altra esperienza poco edificante per la sua carriera è stata la condanna per diffamazione, insieme a Feltri, nei confronti dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi, per il titolo: “La vita agrodolce della Raggi. Patata Bollente”. Altre “perle” del suo giornalismo premiabile includono la goffa difesa di un articolo di un suo redattore, che, recensendo una fiction televisiva su Nilde Iotti, definì l’ex Presidente della Camera “un’emiliana brava a letto”.
Il giornalismo di Pietro Senaldi è “embedded”, ovvero estremamente di parte. In tutti i talk show a cui partecipa, è sempre pronto a giustificare le posizioni del centrodestra, la parte politica che palesemente rappresenta. Non c’è mai una posizione critica, un dubbio, un ripensamento: tutto ciò che la sua parte politica realizza, propone o progetta è, secondo lui, giusto e sacrosanto, mentre tutto ciò che proviene dalla parte avversa è da disprezzare a priori. È abilissimo nel “buttarla in caciara” quando il dibattito prende una piega a lui sgradita. Se questo è il tipo di giornalismo che si ritiene meritevole di un premio, allora Senaldi lo ha sicuramente guadagnato. Tuttavia, crediamo che i veri valori da premiare siano la ricerca della verità, l’equidistanza dal potere e l’indipendenza dai referenti politici—qualità che, purtroppo, sembrano essere passate in secondo piano.