
Parola, scrittura, abbraccio, sorriso: così le Donne unite possono respingere l’aggressione della malattia.
La genovese Paola Volpi vive a Recco. Già docente di lettere, poetessa, scrittrice di animo sensibile e gentile, da anni offre il suo quotidiano sostegno alle donne colpite da tumore al seno. Un nemico subdolo che, attraverso campagne d’informazione e prevenzione, appena individuata la tipologia, può essere efficacemente contrastato con l’impiego di cure personalizzate, metodologie e strumenti avanzati. Un campo delicato e complesso dove il trauma fisico e psicologico vede le donne vittime e protagoniste, accomunate nella malattia, unite nel sostegno reciproco e nella lotta, coraggiose a difendere il valore e la bellezza della vita, determinate a riconquistare benessere interiore e scambi relazionali.
Incontriamo l’artefice del condiviso progetto PerLa Donna e conosciamo dalle sue parole il lavoro profuso, le professionalità e le sinergie impiegate.
Nel Padiglione IST dell’ospedale San Martino di Genova quando e perché hai deciso di dare vita alla catena di amorevole, tangibile presenza e sostegno?
Dopo una pesante esperienza di tumore al seno, il Primario dell’ospedale dove ero stata curata ha chiesto il mio aiuto per creare nella stessa struttura un’associazione di donne operate al seno. Dopo qualche esitazione, ho deciso di mettere a disposizione la mia esperienza di donna – paziente, con tutte le complessità fisiche, psicologiche, esistenziali che un tale status comporta.
Puoi fornire dati statistici sulle fasce d’età oggi più colpite dal tumore alla mammella e sulle percentuali di guarigione?
In Italia nel 2023 i casi sono stati circa 55.900, confermando un trend in lieve aumento a mano a mano che l’età sale e numeri più elevati nelle regioni del nord. Tra i 50 e i 69 anni una donna su diciotto presenta questa diagnosi. Purtroppo ultimamente il target si è molto abbassato: nuove forme di cancro colpiscono particolarmente donne giovani che, spesso, sono madri di bimbi piccolissimi, perdono il lavoro, vengono abbandonate dal marito o dal compagno alla comunicazione dell’evento di malattia.
Per fortuna, a livello generale, a cinque anni dall’insorgere del tumore le percentuali di sopravvivenza sono alte e la mortalità vede una riduzione annua dell’1,3%.
Ci illustri programmi, finalità e compiti del tuo incarico di referente per la Liguria, conferito dalla prestigiosa Associazione onlus Europa Donna Italia?
Di recente ricopro l’incarico di referente regionale di Europa Donna Italia. È un movimento nazionale che tutela i diritti alla prevenzione e alla cura del tumore al seno ed è presieduta da Rosanna D’Antona. Le associazioni affiliate sono 190, distribuite uniformemente su tutto il territorio nazionale. Mi occuperò di gestire le strategie per apportare un miglioramento concreto al sistema di vita delle donne in stato di malattia; sarò ai tavoli istituzionali per sensibilizzare la politica e i medici verso una nuova gestione delle condizioni atte a determinare il benessere e la guarigione.
Dalla tua visuale di osservatrice, qual è il livello professionale del personale medico e paramedico e in quali condizioni svolge il suo lavoro nella struttura pubblica?
Negli ultimi anni, a causa di scelte non sempre oculate e lungimiranti, la Sanità pubblica versa in condizioni di evidente sofferenza. Per fortuna il livello di cura è ancora molto alto e si avvale di professionalità di rilievo in campo medico, unite a costosissimi protocolli di cura. Anche le pazienti oncologiche liguri, comprese le spezzine, sono seguite in modo congruo ed efficace.
Tu hai incontrato negli anni un numero rilevante di donne e, in rari casi, anche uomini colpiti da tumore alla mammella. Quali reazioni manifestano alla notizia improvvisa e sconvolgente della malattia?
L’annuncio di essere stati aggrediti dal cancro è percepita come una terrificante deflagrazione. Il corpo e la mente si bloccano insieme, quasi a proteggersi, poi lasciano spazio a un’angoscia profonda, che dovrà essere incanalata anche con l’aiuto di specialisti.
Nei momenti più duri la tua accoglienza e l’ascolto – rivolti a donne differenti per età, livello culturale, sociale ed economico – si mostrano informali, istintivi e umani o prevedono protocolli prefissati?
Il livello di accoglienza nella stanza destinata all’ascolto si snoda sui molteplici percorsi dell’empatia e della condivisione. Nel momento in cui le donne comprendono che la mia esperienza e quella di altre volontarie sono state analoghe alle loro, si innesca un immediato meccanismo di sorellanza che non necessita di altre spiegazioni, il clima si distende e la speranza prende il sopravvento.
Come ti comporti con i familiari traumatizzati che accompagnano in ospedale le loro “insostituibili” donne? Quali reazioni e risposte ricevi per il tuo impegno?
I familiari generalmente accompagnano le loro care a scegliere, sul catalogo, una parrucca che viene donata loro. Questa non è un elemento superfluo, poiché la prima domanda che una donna ci pone non è “Morirò?” ma “Perderò i capelli?” e “Come reagirà, guardandomi, il mio bambino di tre anni?”
I parenti inoltre vengono a cercarci mentre attendono le loro donne in terapia, che sono mogli, madri, sorelle, figlie… Si crea così una forte vicinanza, uno scambio di umana corrispondenza, diversa da persona a persona, ma con una matrice comune che risiede nella speranza di guarigione. Quanti sorrisi e abbracci confidenziali, teoricamente con estranei, che divengono parte di un progetto comune, quello di raggiungere la salvezza. In realtà quando una persona si ammala, con lei si ammala tutta la famiglia.
Ricordiamo, in conclusione, che per Paola Volpi “la scrittura è stata un’ancora nel mezzo di una tempesta esistenziale, ha permesso di deporre su di un foglio bianco il dolore e la disperazione, allontanandoli fisicamente”.
Per sé e per le donne che incontra, a cui indica la stessa strada, scrittura e poesia rappresentano il recupero di energie inespresse che, trasformando “il dolore in parole”, cacciano i demoni di notti insonni, accendono albe provvide di sogni colorati e di rinascite. La connaturata tymoidés di Paola si ritrova anche nella seguente sua pluripremiata poesia LA FATICA DELLE DONNE, emblema di generoso, femmineo impegno:
LA FATICA DELLE DONNE
Le Donne intessono,
con fili di vento
presagi di salvezza…
Hanno vissuto il loro tempo
accovacciate
su scogli di sale lucente,
ad interrogare il Fato,
anelando a sogni di bellezza.
Hanno deposto
sulla schiuma del mare,
propositi antichi,
che profumano d’ombra;
hanno racchiuso
nelle gocce di rugiada
d’acqua novella,
l’orrore
generato dalla tempesta.
Le Donne combattono
il destino
con gioia di fanciulle,
danzando vite incerte
nelle brezze della sera.
Pioniere di un dolore
nuovo,
ma intriso di futuro,
attraversano la sorte
vestite di speranza.
Info: PerLa Donna ETS Genova. Sede: presso IRCCS Ospedale Policlinico San Martino – Cancer Center DH-primo piano – Largo Rosanna Benzi 10, 16132 Genova Cellulare 3921179684 e-mail perla donna.genovamail.com. Codice fiscale per 5×1000 95192180107.
Paola Volpi è nata e vive in Liguria. Vinto a diciannove anni il Concorso Magistrale per cattedre si laurea con lode in Lettere Moderne presso l’Università di Genova dedicandosi all’insegnamento. Nel 2009 il cancro al seno modifica i suoi progetti di vita; chemioterapia, radioterapia, mastectomia, terapia ormonale impongono inevitabilmente un nuovo assetto alla sua esistenza. Pubblica il libro “IL TEMPO DEL MELOGRANO” sulla sua esperienza umana e dona il ricavato all’IST di Genova, dove è stata curata. Inizia da qui la sua attività di scrittrice, tra cui fiabe per piccoli pazienti oncologici. Nel contempo vince numerosi premi letterari italiani ed europei. Svolge anche il ruolo di giurata in alcuni premi letterari italiani. Dal 2016 è volontaria nell’associazione PerLa Donna ETS presso il Cancer Center dell’ospedale San Martino di Genova, dove ricopre il ruolo di responsabile alle relazioni esterne. Si occupa della donazione delle parrucche alle pazienti oncologiche e di sostegno alle Donne in difficoltà, arrecando supporto emotivo e pratico. Dal 2025 ricopre l’incarico di referente per la Liguria dell’associazione Europa Donna Italia.

Prof.ssa MARISA VIGO nasce e risiede alla Spezia, frequenta il Liceo classico Lorenzo Costa, si laurea nel 1971 in Lettere classiche all’Università di Pisa con una tesi in epigrafia greca, discussa con l’esimio prof. Giuseppe Nenci, ordinario di Storia greca e romana, poi titolare della cattedra di Storia greca alla Scuola Normale. Avvia la sua carriera di docente nelle scuole medie superiori, ricoprendo per anni la funzione di vicepreside e poi di preside. Come docente sostiene e inaugura una progettualità che unisce conoscenze e competenze, mettendo in contatto gli studenti con le attività produttive del territorio e la sua storia. Prepara convegni e corsi di aggiornamento per docenti, programma l’alternanza scuola-lavoro, riceve l’approvazione della Regione Liguria al corso post-diploma che consente occupazione a un numero selezionato di giovani meritevoli. Consigliere Comunale nel 1993 nella lista civica Democrazia e Solidarietà del dott. Renzo Tonelli, fondatore del Centro Vita per la prevenzione e la cura dei tumori. Dal 2013 – 2024: per tre anni giurata e per nove presidente di giuria del Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana. Critica letteraria, redige prefazioni e recensioni a opere di poesia, narrativa e saggistica.