- Ugo Riva e la sua poetica senza tempo – Un viaggio nella scultura che celebra il sacro e l’umano.
Ugo Riva, che si definisce “scultore naturale” per non aver seguito un percorso accademico tradizionale, è oggi riconosciuto come uno dei grandi della scultura italiana. La sua arte si distingue per il coraggio di percorrere una strada controcorrente: mentre gran parte dell’arte contemporanea si orientava verso l’informale e il concettuale, Riva ha scelto di mantenere la forma come strumento narrativo per raccontare la storia sacra e il mito. Nelle sue opere, realizzate con materiali diversi, emergono le emozioni più profonde dell’animo umano: dalla gioia al dolore, dall’amore all’odio. Le sue maternità sono vere e proprie icone del legame più forte e autentico che unisce una madre e il proprio figlio, una bellezza che trascende il tempo e diventa universale.
La grandezza di Ugo Riva è testimoniata dai numerosi critici e studiosi che hanno approfondito la sua poetica, tra cui Beatrice Buscaroli, Giovanni Gazzaneo, Giordano Bruno Guerri, Donald Kuspit, Mario De Micheli, Elena Pontiggia, Davide Rondoni, Lucetta Scaraffia, Vittorio Sgarbi, Timothy Standring, Gerard Xuriguera e Sergio Zavoli. La sua arte affonda le radici nella grande tradizione scultorea, da Prassitele ad Augusto Perez, e pone al centro l’umano, esplorando temi come le relazioni, i grandi miti e la figura di Cristo, con particolare attenzione al rapporto con la Madre, la Passione e la Croce.

Il Premio Montale e i cinquant’anni dal Nobel – Un riconoscimento alla grande arte e alla memoria di Eugenio Montale.
Adriana Beverini, presidente del Premio Montale, ha sottolineato la capacità straordinaria di Riva di “plasmare immagini e di narrare con le immagini”. Le sue Madri richiamano la bellezza ancestrale delle Matres Matutae del Museo di Capua, testimoniando come l’arte possa esprimere i legami più profondi e autentici, quelli tra madre e figlio. “Un’arte che in quanto vera non può che essere sacra” afferma Beverini, evocando i versi di Eugenio Montale dedicati alla madre scomparsa: “… solo due mani. Un volto / Quelle mani, quel volto, il gesto d’una / Vita che non è un’altra ma se stessa, / solo questo ti pone nell’eliso / folto d’anime e voci in cui tu vivi / e la domanda che tu lasci è anch’essa / un gesto tuo, all’ombra delle croci».
La Scala d’Oro: la nuova installazione di Riva – Un’opera inedita tra terracotta e acciaio esposta a Bergamo.
Questa straordinaria poetica è al centro della mostra “La Scala d’Oro”, che sarà inaugurata il 29 marzo alle ore 16.00 a Bergamo, in Palazzo Creberg, in occasione della consegna del Premio Montale – Sezione Arte a Ugo Riva. L’evento, che celebrerà anche i cinquant’anni dal conferimento del Premio Nobel a Eugenio Montale (10 dicembre 1975), vedrà la partecipazione di Adriana Beverini, Giovanni Gazzaneo presidente della Fondazione Crocevia e critico d’arte, e Davide Rondoni, poeta. La mostra presenterà un’inedita installazione in terracotta e acciaio, insieme a due importanti opere storiche dell’artista, “L’Arca della Speranza” e “Davanti al Mistero”.
Come sottolinea Giovanni Gazzaneo «Le Maestà di Ugo Riva trovano la loro sorgente nella Madonna in trono di Piero della Francesca, che per lui fu autentica rivelazione e aprì un nuovo ciclo creativo. A metà degli anni Novanta la Pala di Brera, che Riva aveva contemplato tante volte, diventa rivelazione. “La Madre di Piero – racconta lo scultore bergamasco – è stata una Epifania estetica ed etica. La conoscevo per gli studi fatti, ma non ero mai entrato dentro l’opera e quell’opera diventava il filo di sutura per ricucire una profonda ferita”. Questa esperienza di dolore è stata generativa: le Madonne di Ugo Riva hanno la forza della verità. La dolcezza; la naturalità dei gesti del Bimbo e la sua piena fiducia nella Madre; lo sguardo sereno di Maria che ci indica un Oltre a cui tutti siamo chiamati. E poi la grande bellezza, una bellezza che affonda le sue radici nella storia dell’arte e insieme è assolutamente originale e contemporanea nella freschezza del modellato, nelle scelte cromatiche, nella capacità di imprimere nella scultura la lievità di un movimento nel segno dell’amore tra madre e figlio che nessuno esclude e tutti abbraccia. Sono vive le Madonne di Ugo Riva e sono sacre: davanti a loro si può pregare e invocare la grazia della Madre e di suo Figlio».
MOTIVAZIONE UFFICIALE DEL PREMIO MONTALE FDC, SEZIONE ARTE, A UGO RIVA
Ugo Riva, che si definisce “scultore naturale”, perché non ha fatto accademie, è certamente uno dei grandi della scultura italiana. Non ha avuto timore a percorrere una strada controcorrente. Laddove la gran parte dell’arte italiana si declinava nel segno dell’informale e del concettuale, l’artista bergamasco ha scelto di fare della forma un grande racconto che abbraccia la storia sacra e il mito, e insieme ha saputo esprimere nei vari materiali da lui modellati le emozioni più grandi e più vere degli uomini: dalla gioia al dolore, dall’amore all’odio… Le sue maternità sono icone del legame più vero e più forte che un uomo e una donna possano vivere e questo legame nell’arte di Ugo Riva diventa immagine della grande bellezza. Ugo Riva, da puro autodidatta, cerca e trova nella grande storia dell’arte i capisaldi su cui costruire l’originalità del suo linguaggio nella profonda convinzione che l’arte, se è vera arte, è senza tempo.
(Riproduzione riservata)