Gio 13 Mar 2025

Capitale della Cultura 2027: non è La Spezia, ma la città guarda avanti

Il verdetto è arrivato: La Spezia non sarà Capitale Italiana della Cultura 2027. L’apposita Commissione del Ministero della Cultura all’unanimità ha scelto Pordenone tra le dieci finaliste, mettendo fine a un percorso che, al di là dell’esito, ha avuto il merito di aggregare alla Spezia istituzioni, associazioni e cittadini intorno a un obiettivo comune. E allora, niente musi lunghi: se non è una vittoria, almeno è stata una grande partita giocata fino all’ultimo minuto!

Perché non La Spezia?

Difficile dirlo, ma qualche elemento possiamo intuirlo. Uno dei punti su cui la commissione ha insistito molto durante le audizioni è stato il coinvolgimento del territorio. La Spezia ha presentato la sua candidatura come comune capoluogo, senza includere in modo strutturale e diretto i comuni limitrofi, in particolare quelli che si affacciano sul Golfo come Lerici e Portovenere e neanche Sarzana che domina la valle del Magra. Proprio su questo aspetto si sono concentrate alcune domande dei commissari: in particolare, un’esaminatrice ha chiesto se l’incantevole Portovenere fosse parte integrante del programma. La risposta del sindaco Peracchini, che ha sottolineato il suo ruolo anche di presidente della Provincia, non ha potuto nascondere il fatto che un coinvolgimento ufficiale non c’è stato. E in una competizione così serrata, ogni dettaglio conta.

Un mare di candidati… marinari

Un altro elemento che potrebbe aver inciso è il tema centrale del dossier spezzino: il legame con il mare. Un concept affascinante e senza dubbio radicato nell’identità della città, ma forse non così distintivo in un contesto di finaliste dove ben quattro capoluoghi su cinque (La Spezia, Savona, Reggio Calabria e Brindisi) hanno puntato su un’identità fortemente legata al mare. Insomma, il rischio di “tuffarsi” in un mare di proposte simili era concreto. In pratica tra le tante città di mare ha vinto una città prossima alla montagna.

Un’eredità da valorizzare

Ma sarebbe un errore considerare tutto questo un fallimento. La candidatura della Spezia ha prodotto un dossier ricco e ambizioso, che ha già posto le basi per progetti concreti. La ristrutturazione degli ex depositi Fitram, ad esempio, non è solo un’idea sulla carta, ma un intervento già avviato che rappresenterà uno snodo cruciale per la città nei prossimi anni. E non dimentichiamo i cosiddetti “progetti faro”, che meritano di essere portati avanti indipendentemente dall’esito della candidatura.

Il bilancio: esperienza comunque positiva

Se il titolo di Capitale della Cultura 2027 andrà a Pordenone, La Spezia si porta comunque a casa qualcosa di prezioso: la consapevolezza di avere un tessuto culturale e associativo capace di unirsi e lavorare per un obiettivo comune. Inoltre il ministro Giuli nel discorso di designazione ha annunciato che le città non vincenti, ma comunque meritevoli, accederanno al progetto “Cantieri e città” che prevede un percorso individuale e collettivo con coinvolgimento dei rappresentanti comunali e altri portatori di interessi individuati dai comuni a cui si aggiunge la “Junior Edition” dedicata ai ragazzi delle città finaliste.

Per concludere non abbiamo scritto “Veni, vidi, vici”, ma di certo possiamo dire “Veni, vidi… e La Spezia non si ferma qui!