Valentina Motta DONNE, EROINE, MARTIRI DELLE FOIBE Storie al femminile sulla frontiera orientale (1943-1945)
La tragedia delle foibe e la memoria delle donne
Donne, uomini, bambini e intere nostre comunità di Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia nel 1943-1945 e oltre sprofondarono nel buio e nel dramma che traspaiono, crudi, fin dalla copertina rossa e nera del saggio inedito, dipinta dalla stessa Autrice (Fosso rosso, olio su tela cm 18,5 × 13, 2024). Pubblicato ora dall’editore Passaggio al Bosco (collana “Bastian Contrari”, Firenze, 2025) per l’anniversario del Giorno del Ricordo, nella sua nuova copertina (cfr foto ) campeggiano i volti di cinque protagoniste, fra le numerose altre, di queste tragiche storie al femminile: a formare come un fiore al centro è Norma, a latere in senso orario sono Franca, Ortensia, Barbara ed Eleonora. Chi scrive ha avuto il privilegio sia di leggere il testo in anteprima, sia di essere presente nei Ringraziamenti finali dell’Autrice “per il prezioso lavoro di editing”.
Un saggio rigoroso e privo di ideologie

Valentina Motta può essere orgogliosa del proprio meritorio lavoro. Si presenta ricco di fonti bibliografiche, interviste a esuli ancora in vita, testimonianze e volutamente libero da questioni ideologiche o politiche perché queste pagine di Donne, Eroine, Martiri delle foibe possano, finalmente, restituire Loro almeno la Voce, anche se non certamente la Pace sottratta con tanta vile disumanità.
Doveva trascorrere quasi mezzo secolo – Tito morì poi nel 1980, il Muro di Berlino crollò il 9 novembre del 1989 – affinché comparissero le prime crepe nella parete d’omertà, anche internazionale, che celava gli orrori delle foibe, la strage della spiaggia di Vergarolla (Pola, 18 agosto 1946) a opera dell’OZNA e le violenze etniche che costrinsero 350.000 istriani, fiumani e dalmati all’amarissima via dell’esodo.
Frattanto la Guerra Fredda del dopoguerra, l’onda lunga del Sessantotto, il trattato di Osimo del 1975 (rinuncia del governo Moro alla Zona B del Territorio Libero di Trieste), il caso Moro del 1978, gli investimenti di FIAT ed ENI in Jugoslavia e l’avvicinamento strategico di Tito alle potenze occidentali gli avevano regalato l’impunità, occultando le sofferenze del popolo giuliano-dalmata che rimasero ufficialmente nell’oblio fino al “Giorno del Ricordo” (10 febbraio, legge del 30 marzo 2004).

Le donne nella guerra civile italiana
Senza timori, remore ideologiche e mai proferendo giudizi di merito, l’Autrice affronta inoltre la pagina, indubbiamente difficile ieri come oggi, delle tante donne, soprattutto giovani ragazze, che nei feroci mesi della guerra civile in Italia, dall’otto settembre del 1943 al 25 aprile del 1945, si schierarono disarmate (questo è sempre bene ricordarlo) dalla “parte sbagliata della Storia”, come quella scelta fu poi definita dai vincitori, versando sul campo copiosamente il loro sangue nel cieco furore fratricida di quei giorni.
Imbevute del fascismo sin dall’età più tenera, come testimoniano sia i vari documenti e l’iconografia d’epoca qui pubblicati, sia l’arduo tentativo dell’Autrice di ricostruirne a distanza di tanto tempo, verosimilmente, gli ideali formativi, “al fine di comprenderne i gesti e le azioni, se mai sia possibile per noi, cittadini di una realtà, quella contemporanea, tanto priva di sentimenti patriottici e di amore per la politica.” (V. Motta, Donne, Eroine, Martiri delle foibe, p. 160).
Non credo proprio che quelle giovani donne, invariabilmente violentate, torturate e uccise, allora pensassero d’essere dalla parte dei vincitori, ma nemmeno da quella dei perdenti.
È un libro da leggere e meditare, se vogliamo conoscere tutta la tragica nostra Storia del 1943-’45. Nudi e crudi, solo i fatti sono protagonisti, raccolti con pazienza e studio, come si addice alla storiografia più rigorosa, senza altre aggiunte, nudi e crudi come le pietre aguzze e taglienti che in quei lontani anni segnarono nel sangue, e nel dolore di tanti, la storia d’Italia. Dolore cui ora con pietas noi ci accostiamo, non senza ringraziare Valentina Motta di questo suo saggio che, pur nella grande difficoltà di reperire le fonti certe d’informazione, è generoso e preciso.
By Pier Paolo Meneghini
Valentina Motta è Professoressa, Dottoressa di ricerca e scrittrice, autrice di numerosi articoli e saggi pubblicati su riviste e collane italiane e straniere . Laureata in storia dell’arte moderna all’Università di Roma La Sapienza e in filologia greca all’università degli studi di Verona, svolge attività di ricerca nell’ambito storico e artistico, privilegiando lo studio filologico delle fonti letterarie e iconografiche. I suoi saggi hanno ottenuto diversi premi e riconoscimenti in concorsi letterari internazionali tra il 2019 e il 2024, a seguito dei quali Valentina Motta ha iniziato a svolgere anche l’attività di giudice nella sezione della narrativa. “Donne, eroine , martiri delle foibe” è il suo quinto libro.
Pier Paolo Meneghini: Nato a Pietrasanta (LU) nel 1943 da famiglia pitellese poi trasferitasi alla Spezia.
Ha frequentato il Liceo Classico diplomandosi al “Parentucelli” di Sarzana con encomio per il miglior tema in assoluto, titolo “Che cosa significa oggi Comunità europea”, alla Maturità 1963 dei licei di Sarzana e Carrara. Ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Ateneo di Genova con tesi in diritto penale “Delitto di calunnia e di autocalunnia” con il prof. Carlo Federico Grosso. Ha svolto la professione di bancario presso la Cassa di Risparmio della Spezia. Studioso di Storia della Regia Marina, ha curato la pubblicazione postuma con Schena editore (Fasano di Brindisi, 1999) del saggio paterno 1940-’43 “In Mediterraneo potevamo mettere in ginocchio l’Inghilterra”. È in fase di pubblicazione un saggio sulla guerra sottomarina. Ha collaborato per molti anni con la Società dei Concerti della Spezia e con l’allora presidente prof. Ernesto Di Marino (Festival Paganiniano di Carro). Ha collaborato alla pubblicazioni “Ne gh’è doi sensa trèi – Proverbi ed espressioni proverbiali spezzini” del prof. Salvatore Amedeo Zagone, edita dall’associazione culturale Circolo La Sprugola.
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